Restare in Presenza – Imparare a stare nel Momento Quando Siamo Turbati
L’Articolo Trimestrale di Krish e Amana
Dopo aver lavorato per molti anni con le persone e aver scritto molto rispetto ai processi terapeutici, ci è sembrato importante scrivere sull’aspetto del restare in Presenza. Quest’aspetto riguarda, per la maggior parte, quello su cui si basa il nostro lavoro, rimanere con dolcezza con qualsiasi cosa accada nel momento.
All’inizio potrebbe essere molto difficile per la mente comprendere che il semplice restare presenti con il corpo all’esperienza, quando siamo turbati, può essere così profondamente trasformativo.
Normalmente, potremmo pensare che dobbiamo fare qualcosa, che dobbiamo avere una profonda comprensione, o risolvere il problema affinchè avvenga un profondo cambiamento interiore. La nostra mente potrebbe non capire che qualcosa di così semplice possa avere un effetto così profondo su di noi.
Quando ci troviamo in una situazione difficile e sfidante, è sicuramente importante esplorare il nostro condizionamento rispetto alla nostra particolare situazione. In altre parole, imparare riguardo alle nostre strategie di difesa che abbiamo sviluppato in questa situazione, quali emozioni sono state provocate, da dove hanno origine, e sviluppare una maggiore comprensione e compassione per il motivo per cui sono lì.
Tutto ciò di cui abbiamo bisogno alla fine, il passo maggiormente trasformativo che possiamo fare, è quello di permetterci di rimanere pienamente presenti all’esperienza attuale della frustrazione, del disappunto, della perdita, e anche del senso di tradimento. Quando facciamo questo passo, la percezione di minaccia che riempie e giustifica le nostre reazioni perde molto del suo potere.
Alex si sente continuamente frustrato e arrabbiato con la sua ragazza, Maria. Lei lo provoca lamentandosi perché lui non è abbastanza presente per lei e non le dà abbastanza attenzioni. Lei gli dice che si nasconde dietro ai suoi bisogni di restare da solo e facendo sempre le sue cose.
Ogni volta che Alex sente questo, si arrabbia e si chiude, dicendo a se stesso che lei è tremendamente bisognosa e che non potrà mai essere libero dalle sue pretese. Lui ha fatto un sacco di lavoro emozionale, e comprende che questo schema di chiudersi in una rabbia fredda ogni volta che sente delle pretese dalla sua ragazza, è un rivivere la sua esperienza con una madre invasiva e prepotente. Alex ha fatto anche molto lavoro catartico e non sente più che è d’aiuto per scaricare la sua rabbia. Gli abbiamo suggerito un altro approccio, che per lui è nuovo.
“Per prima cosa”, ti suggeriamo, “quando la tua ragazza si lamenta di te, che cosa ti dici che ti fa reagire così velocemente e inconsapevolmente?”
“Sono arrabbiato; non posso fidarmi di lei. Mi sento invaso e voglio fermarla o voglio allontanarmi e stare da solo con me stesso. E sono convinto che se non faccio qualcosa, non si fermerà mai e non sarò mai al sicuro o non avrò mai la mia vita.”
“Ok”, gli abbiamo detto, “Vediamo che cosa succede se allontani tutti questi pensieri e per adesso li metti in un angolo e senti, semplicemente, le sensazioni nel tuo corpo quando ti accade questo.”
“Sento una forte contrazione nella mia pancia. Il mio petto è contratto. E voglio andare via da questi sentimenti e da lei.”
“Nota com’è quando stai semplicemente e totalmente focalizzato sulle tue sensazioni corporee; guardandole e sentendole. Gentilmente permetti al tuo respiro di toccare la contrazione nella tua pancia e nel tuo petto. Se i pensieri riaffiorano, non ti preoccupare, continua a ritornare all’esperienza corporea.”
“Incomincio a rilassarmi e a sentire più spazio.”
“Comunque, continuo a volere che lei smetta di farlo. Mi fa arrabbiare, e non la smetterà mai almeno che io non reagisca. Se non faccio qualcosa, mi calpesterà con le sue pretese!”
“Certo, capiamo che la pensi in questo modo. Ma finora, il tuo arrabbiarti e ritirarti in te stesso ha funzionato in qualche modo?”
“No, non ha funzionato.”
“Allora, forse, potrebbe essere più creativo il prenderla come una meditazione ed entrarci dentro. Probabilmente avrai bisogno di dirle qualcosa più tardi, quando non sarai così attivato e arrabbiato.”
“Ritorniamo di nuovo al corpo. Quando porti l’attenzione alla tua esperienza interiore, lei ti sembra una minaccia?”
“No, a dire la verità, no. E posso anche notare che quando reagisco ritirandomi e lasciandola fuori, lei diventa maggiormente attivata e prepotente. In questo modo diventa un circolo vizioso.”
Vedi se la prossima volta che accade, puoi dirle qualcosa del tipo : “Maria, Ti amo e in questo momento sono turbato e ho bisogno di un po’ di tempo per stare con me stesso e ascoltarmi. Possiamo parlarne dopo.”
Potremmo scoprire che abbiamo una forte resistenza a semplicemente rilassarci nella presenza. Potremmo essere stati convinti che dobbiamo fare qualcosa per proteggerci, per sentirci al sicuro, per sentirci più forti, o per difendere il senso di noi stessi. Il non reagire potrebbe farci sentire umiliati o potremmo anche pensare che potrebbe distruggere l’equilibrio di potere che c’è tra di noi. Alla fine, potremmo essere convinti che i nostri sentimenti sono troppo forti da sopportare.
Potrebbe esserci della verità in alcune di queste situazioni, ma il beneficio del non fare nulla e semplicemente sentire può essere ancora più grande.
Cresciamo e scopriamo di avere più spazio interiore. Notiamo le nostre strategie difensive automatiche. Potremmo sperimentare che l’attivazione non è così minacciosa come pensavamo. E lentamente potremmo incominciare ad acquisire del profondo rispetto per noi stessi, per il fatto di non reagire come d’abitudine.
Più tardi, possiamo ritornare dalla persona e comunicare in un modo più funzionale e mettere i nostri confini o condividere la nostra ferita in modo più amorevole e meno reattivo.
Qui c’è un altro esempio.
Anna ha delle difficoltà con il sentirsi “distrutta” e costantemente stressata e senza forze.
Lei dice che se non fa qualcosa di produttivo, sente che sta perdendo il suo tempo.
Giudica se stessa e qualsiasi altra persona per essere pigra o per cedere alle paure, che rallentano lei o qualsiasi altra persona che le è vicina. Nel nostro lavoro con lei, stiamo esplorando da dove ha origine quest’atteggiamento di mettersi pressione, di essere continuamente produttiva e di tenersi sempre occupata. Anna ha condiviso con noi che sua madre è fatta allo stesso modo, che spesso le ha detto che è “troppo sensibile” e “che non è mai buono farsi prendere dalla paura o dall’insicurezza, perché poi avranno la meglio e la tua vita non significherà niente.” Anna ha imparato molto presto che essere produttiva ed efficiente era il modo in cui si guadagnava l’approvazione di sua madre che era il suo unico genitore, visto che il padre era assente da quando lei aveva due anni.
Il rivedere la sua storia, che le ha causato questo tipo di comportamento compulsivo, è solo una parte del suo processo. Molto più importante è guidarla gentilmente nei suoi sentimenti d’insicurezza e paura che sperimenta in diverse situazioni della sua vita di tutti i giorni, in primo luogo identificando tutti i giudizi che lei ha rispetto a questi sentimenti, e successivamente aiutandola ad imparare a restare con queste sensazioni nel corpo senza dare nessuna valutazione o trarre nessuna conclusione da queste.
All’inizio, faceva molta resistenza nel farlo. Diventava impotente, e diceva a se stessa e a noi che non c’era alcuno scopo nel restare in queste sensazioni sconfortevoli. Inoltre, Anna crede fermamente che l’essere vulnerabile è pericoloso e che è sintomo di debolezza.
“Che scopo ha sentire queste sensazioni. Non cambierà niente. Voglio che questi sentimenti se ne vadano in modo da poter andare avanti con la mia vita”.
“Bene,” le abbiamo suggerito : “quell’approccio fino ad adesso, ti è stato utile? Di fatto, non è forse questo il motivo per cui sei così stressata? Non c’è nessuna parte di te che si sente come se fosse il momento di provare in un altro modo? Non è forse questo il motivo per cui stai partecipando a questo gruppo?”
“Si, è vero.”
Nelle sessioni individuali con Anna, abbiamo continuato a guidarla nell’insegnarle a stare con la sua scomodità e piano piano per lei è diventato più semplice. Ha inoltre notato che la sua relazione con il figlio di dieci anni è migliorata e lui le ha anche detto che da quando ha iniziato la terapia, è molto più semplice parlare con lei e starle vicino.
Qualcosa dentro di noi incomincia a rilassarsi quando riusciamo semplicemente a fermarci e stare con i sentimenti e le sensazioni. E’ come se questi sentimenti e sensazioni stessero aspettando dentro di noi di essere riconosciuti e sentiti. Se continuiamo a ignorarli o a tenerci occupati con l’esterno, la tensione continua ad aumentare e la sfiducia o la paura s’ingrandiscono.
Quando nella nostra vita siamo turbati o attivati da qualcosa, è una finestra per un posto profondo dentro di noi che ha bisogno di essere visto e sentito. E senza la comprensione e il prendersi il tempo per questo, qualsiasi azione esterna probabilmente ci condurrà a maggior frustrazione e sfiducia.
Se ci prendiamo il tempo e portiamo l’attenzione all’interno su quello che accade nel momento, diventa un’apertura sul momento presente.
Nella nostra vita, quando ci troviamo a confronto con una situazione difficile e siamo turbati, è d’aiuto affrontarla da diverse angolature e prospettive. Possiamo osservare le nostre difese automatiche, la nostra sensibilità quando siamo attivati, e il nostro stato emotivo e reattivo. Noi lo chiamiamo “entrare in trance”, e possiamo imparare molto di più sulle origini di tutto questo.
Tutto questo da solo non basta affinchè avvenga un processo trasformativo. Abbiamo bisogno di integrarlo nel corpo, restando focalizzati con dolcezza sulle sensazioni che sentiamo a livello corporeo quando ci accade qualcosa che ci turba o quando viviamo situazioni difficili e spaventose nella nostra vita.
In questo modo, possiamo imparare a starci con delicatezza, respirandoci dentro invece di evitarlo o di ritirarci da questo. Se scappiamo dall’esperienza, ci contraiamo rispetto a qualcosa che percepiamo come una minaccia e che in seguito limita la nostra energia vitale. E’ proprio quando rimaniamo presenti con questo, indipendentemente da quanto sia attivante, e allontaniamo i pensieri invadenti, che l’energia lentamente comincia a rilasciarsi e a fluire di nuovo in modo naturale. Torniamo alla nostra naturale vitalità.
Con amore Krish e Amana